Il Fondaco dei Mori

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E' successo nella sera del 14.08.06 in via Solferino 33 a Milano, davanti al pub SUD, ex Fondaco dei Mori

BOMBA AL PLASTICO in via Solferino

Da un articolo di  Giovanna Trinchella (la Stampa)

E’ un atto simbolico contro l’Islam-dice Ali F.Schutz, ex responsabile del Fondaco dei Mori- senza nessun tipo di discernimento culturale e operativo, il centro non è più attivo da qualche anno.. Da una parte è un gesto ridicolo, perché al centro siamo sempre stati impegnati per favorire il dialogo, dall’altro è tragico perché avviene in questo clima di guerra e perché nella rivendicazione si parla di campagna contro l’islam facendo intendere che potrebbero esserci altre azioni.” Per Schuetz, svizzero nato a Milano, convertito all’islam alla fine degli anni 70, ora consulente culturale, gli attentati a New York e Madrid sono stati traumatici. “Mi sono dimesso da tutte le cariche che ricoprivo, compresa la vice-presidenza dell’UCOII, perché c’erano troppe ambiguità, invece era molto importante prendere posizione contro attentati terribili.”

 

L’Ex ministro delle riforme

Calderoli: non mi fido, se la sono messi da soli

INTERVISTA (firmata f.spi.) pubblicata da La Stampa d.15.08.06

 L’uomo della maglietta non ci crede che la bomba sia frutto di una certa rivolta contro i fedeli di Allah. “Siamo seri- dice Roberto Calderoli- ci sono voluti tre tentativi-tre per fare brillare quell’ordigno, davanti ad un centro islamico chiudo da due anni.”

Sono arrivati in ritardo…

“Non ci credo. I casi sono due. O siamo di fronte ad un cretino, ma è difficile in certi casi chiamare in causa i cretini, oppure un ordigno che si presenta come tale, senza alcun camuffamento, porta a pensare ad altro.”

A cosa, senatore?

“Certo, potrebbe esserci di mezzo qualche “servizietto”. Io però propendo nel pensare che qualcuno la bomba se l’è auto-messa, magari per giustificare poi un fallo di reazione.”

E la preoccupa il fallo di reazione?

“E’ stato già stato un miracolo che a casa nostra non sia accaduto nulla dall’11 Settembre in poi.

Nel futuro la vedo più dura.”
Quindi, secondo Lei, quello di Milano è un segnale islamico?

“Giocano d’anticipo. Se uno deve fare un attentato lo fa alla Moschea di viale Jenner. Se uno deve fare una rivendicazione, non la fa a Libero, la fa alla Stampa, al Corriere, o a La Repubblica. Sono cose che puzzano.”

Non c’è insofferenza tra la gente del Nord?

“Per ora è brace che cova sotto la cenere.Non è uno che uno si sveglia e ha quella che gli altri chiamano xenofobia. Mano a mano che il cittadino che paga si accorgerà  che i diritti vanno a favore degli altri che non pagano, la rabbia monterà.”

 

Formigoni: Qualcuno vuole far nascere l’odio anti-islamico dove non esiste

Da un’intervista a la Stampa d.15.08.06

“Dobbiamo cercare alleati nel mondo musulmano contro i terroristi integralisti e al tempo stesso rispondere con grande determinazione per difendere i nostri concittadini.

 

A Brera tra dialogo e couscous-un luogo d’incontro

(da La Stampa d.15.08.06 a cura di  Marco Castelnuovo)

Oggi né uno dei tanti della città, ma fino a un paio di anni fa prima di rinnovare la gestione e locale, in via Solferino 33 c’era molto di più di un ristorante etnico. Anzi il ristorante era solo una delle tante attività che Federico Francesco Schuetz detto Alì, italo-svizzero convertito all’Islam, aveva aperto in una delle vie più “milanesi” della città. Il Fondaco dei Mori era prima di tutto un centro culturale islamico, un punto di aggregazione e di contatto tra esperienze e identità diverse che in Brera potevano scoprire un mondo nuovo. Dal 1995 al 2003, il Fondaco è stato una libreria, un centro di documentazione islamica, un negozio di abbigliamento e artigianato etnico. Lì si sono organizzate conferenze, mostre d’arte, dibattiti pubblici su Islam e dintorni.

E soprattutto c’era il couscous. Uno dei migliori di Milano,sicuramente uno dei pochi fatti come si deve nella Milano di 10 anni fa. Un’ “esperienza  mistica” dicono oggi i giornalisti del Corriere della Sera (la redazione è a pochi passi) che spesso hanno affollato il locale. Per entrare era obbligatoria una tessera, come in ogni circolo che si rispetti, che si faceva sul posto e che durava per la vita. Varcato l’ingresso sembrava di essere teletrasportati a Marrakesh (o al Cairo o a Beirut, a seconda delle serate): musica araba, piatti abbondanti ed economici, tavoli che si confondevano tra vestiti e monili, che provenivano da tutto il mondo.

Tutto intorno libri: il “Santo Corano”, ovviamente, ma anche la “Vita del profeta Muhammad” o “L’unicità divina e l’abbandono fiducioso”, fino ad arrivare al “Cammino verso l’Islam”. Insomma un posto in cui entrando si capiva subito che il vero comune denominatore  era la fede musulmana. L’unica capace di unire il proprietario svizzero, la moglie somala, il direttore italiano, il cuoco turco, i camerieri marocchini, egiziani e palestinesi.

Il vero animatore era Federico Francesco Schuetz, che tutti chiamavano Alì, svizzero di passaporto italiano convertito all’islam nel 1979, con una folta barba nera e l’accento mezzo tedesco. Alì è conosciuto in città. E’stato portavoce dell’UCOII (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche) di Milano, è un moderato che ha sempre creduto nel dialogo interreligioso fin dal 1995.

Che il Fondaco fosse un centro culturale non tutti lo sapevano. Era conosciuto per essere soprattutto un ottimo ristorante halal (cioè islamico). Sul menù, oltre al couscous, riso basmati, doner kebab, kuftà, sish kebab. Da mangiare volendo con le mani o meglio con il pollice, indice e medio) sotto una tenda berbera.

E come in ogni ristorante arabo che si rispetti, l’alcool era bandito. Un elemento che ha reso il Fondaco sempre più un posto a sé stante, mentre il quartiere esattamente a metà tra la Brera e la modaiola Corso Como si riconvertiva alla velocità della luce in una specie di parco di divertimenti aperto 24 ore su 24.

Il locale che ne ha preso il posto nel 2004, il Sud, è un ristorante afro-caraibico. La nuova gestione ha voluto mantenere l’impronta etnica pur strizzando l’occhio ai giovani che frequentano la zona. Oggi in via Solferino 33 vi sono ancora le tende berbere: in più hanno aggiunto sabbia finissima sulla quale camminare a piedi nudi e piatti fusion, un misto tra sapori occidentali e spezie orientali. E poi musica lunge e cocktail molto elaborati, spesso mischiati con zenzero e karkadé ma pur sempre alcolici. E’ un posto da happy hour. E’ sparito Alì, che ora gestisce alcune gelaterie in città, non ci sono più i libri sull’Islam, né dibattiti interreligiosi. Incontri che Alì organizzava proprio per evitare che accadessero cose come quella successa l’altra notte.

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Una gesto da armata Brancaleone” lo definisce Ali F.Schuetz, animatore dell’islam moderato a Milano, che ha visitato la Sinagoga di via Guastalla assieme a sua moglie Shugri per solidarietà verso la comunità ebraica dopo gli attentati a luoghi di culto di Djerba e Istanbul.

 

Da un’articolo di Oscar Giannino (Libero d.14.08.06)

La minaccia musulmana-Lo strafalcione buonista del dottore Sottile

L’ultima di Amato: radicali anti-islam pericolosi come i terroristi. Una castroneria da vecchio PCI

…….”una trappola politica culturale:Come può il Ministro dell’Interno trarre spunto da una vicenda del tutto singolare e sconnessa da ogni precedente di attività illegali consimili, come il tubetto detonante lasciato con tanto di sopettosissimo preavviso in via Solforino a Milano all’altezza di un ex ristorante etnico gestito da un ex di Lotta Continua convertito all’Islam, un congegno tanto temibile che è bastata la pioggia a renderlo inoffensivo, come fa il ministro dell’Interno a paragonare sensatamente una simile per quanto deprecabile castronata , con la minaccia mortale portata a tutto il mondo civile da oltre 15 anni dal terrorismo jihadista?:::”

 

 

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