BOMBA AL PLASTICO in via Solferino
Da un articolo di Giovanna Trinchella (la Stampa)
“E’ un atto simbolico contro l’Islam-dice Ali F.Schutz, ex responsabile del Fondaco dei Mori- senza nessun tipo di discernimento culturale e operativo, il centro non è più attivo da qualche anno.. Da una
parte è un gesto ridicolo, perché al centro siamo sempre stati impegnati per favorire
il dialogo, dall’altro è tragico perché avviene in questo clima di guerra e perché nella rivendicazione si parla di
campagna contro l’islam facendo intendere che potrebbero esserci altre azioni.” Per Schuetz, svizzero nato
a Milano, convertito all’islam alla fine degli anni 70, ora consulente culturale, gli attentati a New York e Madrid
sono stati traumatici. “Mi sono dimesso da tutte le cariche che ricoprivo, compresa la vice-presidenza dell’UCOII,
perché c’erano troppe ambiguità, invece era molto importante prendere posizione contro attentati terribili.”
L’Ex
ministro delle riforme
Calderoli: non mi fido, se la sono messi da soli
INTERVISTA (firmata
f.spi.) pubblicata da La Stampa d.15.08.06
L’uomo della maglietta non ci crede che la bomba sia frutto di una certa rivolta contro i fedeli di
Allah. “Siamo seri- dice Roberto Calderoli- ci sono voluti tre tentativi-tre per fare brillare quell’ordigno,
davanti ad un centro islamico chiudo da due anni.”
Sono arrivati in ritardo…
“Non ci credo.
I casi sono due. O siamo di fronte ad un cretino, ma è difficile in certi casi chiamare in causa i cretini, oppure un ordigno
che si presenta come tale, senza alcun camuffamento, porta a pensare ad altro.”
A cosa, senatore?
“Certo,
potrebbe esserci di mezzo qualche “servizietto”. Io però propendo nel
pensare che qualcuno la bomba se l’è auto-messa, magari per giustificare poi un fallo di reazione.”
E la preoccupa il fallo di reazione?
“E’ stato
già stato un miracolo che a casa nostra non sia accaduto nulla dall’11 Settembre in poi.
Nel futuro la vedo più dura.”
Quindi, secondo Lei, quello di Milano è un segnale islamico?
“Giocano d’anticipo. Se uno deve fare un attentato lo fa alla Moschea di viale Jenner. Se uno deve
fare una rivendicazione, non la fa a Libero, la fa alla Stampa, al Corriere, o a La Repubblica. Sono cose che puzzano.”
Non c’è insofferenza
tra la gente del Nord?
“Per ora è brace
che cova sotto la cenere.Non è uno che uno si sveglia e ha quella che gli altri chiamano xenofobia. Mano a mano che il cittadino
che paga si accorgerà che i diritti vanno a favore degli altri che non pagano,
la rabbia monterà.”
Formigoni: Qualcuno vuole far nascere l’odio anti-islamico dove
non esiste
Da
un’intervista a la Stampa d.15.08.06
“Dobbiamo cercare alleati nel mondo musulmano contro i terroristi integralisti e
al tempo stesso rispondere con grande determinazione per difendere i nostri concittadini.
A Brera tra dialogo e couscous-un luogo d’incontro
(da La
Stampa d.15.08.06 a cura di Marco Castelnuovo)
Oggi né uno dei tanti
della città, ma fino a un paio di anni fa prima di rinnovare la gestione e locale, in via Solferino 33 c’era molto di
più di un ristorante etnico. Anzi il ristorante era solo una delle tante attività che Federico Francesco Schuetz detto Alì,
italo-svizzero convertito all’Islam, aveva aperto in una delle vie più “milanesi” della città. Il Fondaco dei Mori era prima di tutto un centro culturale islamico, un punto di aggregazione e di contatto tra
esperienze e identità diverse che in Brera potevano scoprire un mondo nuovo. Dal 1995 al 2003, il Fondaco è stato una
libreria, un centro di documentazione islamica, un negozio di abbigliamento e artigianato etnico. Lì si sono organizzate conferenze,
mostre d’arte, dibattiti pubblici su Islam e dintorni.
E soprattutto c’era
il couscous. Uno dei migliori di Milano,sicuramente uno dei pochi fatti come si deve nella Milano di 10 anni fa. Un’
“esperienza mistica” dicono
oggi i giornalisti del Corriere della Sera (la redazione è a pochi passi) che spesso hanno affollato il locale. Per entrare
era obbligatoria una tessera, come in ogni circolo che si rispetti, che si faceva sul posto e che durava per la vita. Varcato
l’ingresso sembrava di essere teletrasportati a Marrakesh (o al Cairo o a Beirut, a seconda delle serate): musica araba,
piatti abbondanti ed economici, tavoli che si confondevano tra vestiti e monili, che provenivano da tutto il mondo.
Tutto intorno libri: il “Santo Corano”, ovviamente, ma anche la “Vita del profeta Muhammad”
o “L’unicità divina e l’abbandono fiducioso”, fino ad arrivare al “Cammino verso l’Islam”.
Insomma un posto in cui entrando si capiva subito che il vero comune denominatore era
la fede musulmana. L’unica capace di unire il proprietario svizzero, la moglie somala, il direttore italiano, il
cuoco turco, i camerieri marocchini, egiziani e palestinesi.
Il vero animatore
era Federico Francesco Schuetz, che tutti chiamavano Alì, svizzero di passaporto
italiano convertito all’islam nel 1979, con una folta barba nera e l’accento mezzo tedesco. Alì è conosciuto in
città. E’stato portavoce dell’UCOII (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche) di Milano, è un moderato
che ha sempre creduto nel dialogo interreligioso fin dal 1995.
Che il Fondaco fosse
un centro culturale non tutti lo sapevano. Era conosciuto per essere soprattutto un ottimo ristorante halal (cioè islamico).
Sul menù, oltre al couscous, riso basmati, doner kebab, kuftà, sish kebab. Da mangiare volendo con le mani o meglio con il
pollice, indice e medio) sotto una tenda berbera.
E come in ogni ristorante
arabo che si rispetti, l’alcool era bandito. Un elemento che ha reso il Fondaco sempre più un posto a sé stante, mentre
il quartiere esattamente a metà tra la Brera e la modaiola Corso Como si riconvertiva alla velocità della luce in una specie
di parco di divertimenti aperto 24 ore su 24.
Il locale che
ne ha preso il posto nel 2004, il Sud, è un ristorante afro-caraibico. La nuova gestione ha voluto mantenere l’impronta
etnica pur strizzando l’occhio ai giovani che frequentano la zona. Oggi in via Solferino 33 vi sono ancora le tende
berbere: in più hanno aggiunto sabbia finissima sulla quale camminare a piedi nudi e piatti fusion, un misto tra sapori occidentali
e spezie orientali. E poi musica lunge e cocktail molto elaborati, spesso mischiati con zenzero e karkadé ma pur sempre alcolici.
E’ un posto da happy hour. E’ sparito Alì, che ora gestisce alcune gelaterie
in città, non ci sono più i libri sull’Islam, né dibattiti interreligiosi. Incontri che Alì organizzava proprio per
evitare che accadessero cose come quella successa l’altra notte.
.
“Una gesto da armata Brancaleone” lo definisce Ali F.Schuetz,
animatore dell’islam moderato a Milano, che ha visitato la Sinagoga di via Guastalla assieme a sua moglie Shugri per
solidarietà verso la comunità ebraica dopo gli attentati a luoghi di culto di Djerba e Istanbul.
Da un’articolo
di Oscar Giannino (Libero d.14.08.06)
La minaccia musulmana-Lo strafalcione buonista del dottore Sottile
L’ultima di Amato: radicali anti-islam pericolosi come i terroristi. Una castroneria da vecchio
PCI
…….”una
trappola politica culturale:Come può il Ministro dell’Interno trarre spunto da una vicenda del tutto singolare e
sconnessa da ogni precedente di attività illegali consimili, come il tubetto detonante lasciato con tanto di sopettosissimo
preavviso in via Solforino a Milano all’altezza di un ex ristorante etnico gestito da un ex di Lotta Continua convertito
all’Islam, un congegno tanto temibile che è bastata la pioggia a renderlo inoffensivo, come fa il ministro dell’Interno
a paragonare sensatamente una simile per quanto deprecabile castronata , con la minaccia mortale portata a tutto il mondo
civile da oltre 15 anni dal terrorismo jihadista?:::”